Sex Pistols - Never Mind the Bollocks [FLAC+CUE+M3U]


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Sex Pistols - Never Mind the Bollocks - [FLAC]
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4a Giornata



Sex Pistols - Never Mind the Bollocks
Here's The Sex Pistols





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- Introduzione -


Esprimendo le inquietudini e la rabbia di un'intera generazione, i Sex Pistols incarnarono lo spirito del "punk" tra il '76 e il '78. Dopo trent'anni, tuttavia, la loro portata storica è ben maggiore: con le loro provocazioni e le loro esibizioni incendiarie, John Lydon e compagni hYears rivoluzionato l'approccio alla musica rock, rivelandosi una delle formazioni più influenti di sempre, e dando nuova linfa (con Sid Vicious) all'immaginario collettivo.

"Il rock'n'roll è la forma espressiva più schifosa, volgare e malefica, è un afrodisiaco pestilenziale, è la musica preferita da tutti i delinquenti della terra." Frank Sinatra, 1957
"Siamo osceni, senza legge, brutti, pericolosi, violenti e giovani" Jefferson Airplane, "We Can Be Together", 1969
"I am an anti-christ, I am an anarchist"... John Lydon, "Anarchy in The U.k.", 1976


- Breve Biography -

Oggi, i Sex Pistols sono icone del rock al pari di Rolling Stones, Doors o David Bowie. Non soltanto sono riconosciuti come i maggiori esponenti dell’infuocata stagione punk, ma anche come una formazione che ha esercitato enorme influenza su tutto ciò che è venuto dopo. Nel 2006, nonostante il "gran rifiuto", il gruppo è entrato a far parte della Rock’n’Roll Hall of Fame insieme a tutti gli altri grandi nomi. Allo stesso modo, il loro "Never Mind The Bollocks" è oggi sempre presente in ogni trattazione sugli album rock più importanti.
A distanza di trent’anni, sembra che quello che è stato uno dei gruppi più irriverenti e rivoluzionari sia stato ormai definitivamente "storicizzato". Lo stesso sembra essere avvenuto anche per Elvis Presley, Rolling Stones, Velvet Underground e tanti altri: scandalosi e ribelli al proprio tempo, ma poi progressivamente entrati in qualche modo a far parte della "cultura" (o, perlomeno, della sottocultura del rock). Niente di nuovo sotto il sole: non soltanto la storia del rock, ma quella dell’arte e della letteratura, è piena di casi del genere.

Eppure, a ben vedere, nel caso dei Sex Pistols la portata dello "scandalo" non è ancora del tutto rientrata. Così come ancora oggi l’orizzonte dell’arte non ha completamente riassorbito le provocazioni di alcune avanguardie, pur considerate ormai "storiche", allo stesso modo i Sex Pistols spesso fYears discutere e rappresentano un caso più unico che raro, un paradosso che mette in crisi i criteri per un’estetica del rock condotta su basi strettamente musicali. Non esiste, infatti, in tutta la storia del rock un'altra formazione che possa vantare una fama di tale calibro pur con così poco materiale: appena quattro singoli e un album, miliare e imprescindibile; per il resto, poche altre registrazioni, tra cui alcune cover, presenti in una sterminata galassia di raccolte postume, live album e bootleg più meno ufficiali e più o meno inutili, oltre che spesso dalla dubbia qualità di registrazione.
Molto breve è stata anche la carriera del gruppo, durata poco più di due anni, e che si può inquadrare in due date: il 6 novembre del 1975, giorno della prima esibizione, e il 14 gennaio 1978, data dell’ultimo concerto nella sua formazione completa. Benché il gruppo sia rimasto formalmente in attività per un ulteriore Years, quello che è seguito - con l'inizio delle lunghe battaglie legali tra John Lydon e Malcolm McLaren - ha poco a che vedere con la musica.

Nel 1996, e poi ancora nel 2002 e 2003, i Sex Pistols hYears giocato la carta del breve rientro nelle scene per alcuni live, ma non hYears aggiunto niente al loro repertorio né, tantomeno, al loro consolidato mito. Un mito alla cui fortuna ha contribuito anche una storia nella storia: quella di Sid Vicious, il secondo bassista della formazione, morto nel '79 a soli ventun'anni e asceso dai bassifondi londinesi all'olimpo del rock, diventando un’icona generazionale.


Premessa generale

La storia dei Sex Pistols è ricca di date, di eventi, di protagonisti. Le poche uscite discografiche sono anch'esse episodi di questa storia viva e concreta, ma da sole non sarebbero mai sufficienti per capire il significato di una rivoluzione vissuta sul campo (e sul palco) dai protagonisti dell’epoca. I Sex Pistols non furono soltanto un gruppo musicale: furono anche un progetto, una battaglia estetica, uno slogan, e sopratutto gli alfieri di un movimento musicale e di costume di grande portata. La storia dei Sex Pistols è inoltre inseparabile da quella dei Clash, dei Damned, di Siouxsie e di tanti altri artisti e gruppi nati nello stesso ambiente e partecipi degli stessi eventi. E’ anche una storia densa di contatti, di scambi culturali (e in parte di rivalità) tra Londra e New York.
Nella consapevolezza che una pretesa di esaustività sarebbe impossibile (sebbene si sia avvicinato all’obiettivo Jon Savage con lo straordinario "England’s Dreaming"), vedremo le tappe fondamentali di questa storia, riservando alla fine uno spazio per alcune conclusioni.

A questo punto, è necessaria soltanto un'ultima premessa: spesso si discute su quanta importanza abbiano avuto i Sex Pistols per la nascita e l’affermazione di quello che oggi conosciamo come "punk". La prima considerazione da fare è questa: solo a partire dal fatto che il movimento "punk" c’è stato, e grazie al fatto che la sua grande portata storica è giunta fino a noi, ora possiamo parlarne. Occorre allora ammettere che, senza Lydon e soci, quello che oggi conosciamo come "punk" non ci sarebbe mai stato nella forma in cui c'è stato e, dunque, esso non sarebbe giunto fino a noi per come lo intendiamo (o, più probabilmente, non sarebbe affatto giunto fino a noi). Nonostante alcuni recenti tentativi (in particolare, il libro "Please Kill Me") di ridimensionarne l'importanza, i Sex Pistols sono il gruppo grazie al quale il punk è diventato un fenomeno musicale e di costume celebre in tutto il mondo.
Tutto ciò, ovviamente, non esclude che molte altre formazioni abbiano contribuito in modo più o meno rilevante alla definizione di quel movimento; tuttavia, chiedersi se sarebbe esistito il punk senza i Sex Pistols ha poco senso quanto poco lo avrebbe chiedersi se sarebbe esistito il rock’n’roll senza Chuck Berry. Qualunque risposta diversa si voglia dare, sarebbe una deformazione della storia: così come Chuck Berry è stato in buona parte "il" rock’n’roll, i Sex Pistols sono stati in buona parte "il" punk. Non sarebbe nemmeno utile cercare retroattivamente alcune presunte caratteristiche del "punk" in periodi in cui il punk non c’era né avrebbe potuto esserci: in ogni caso, se volessimo trovare gli antecedenti di una certa attitudine musicale, non sarebbe sufficiente risalire agli Stooges o gli MC5, come spesso si crede di poter fare, ma potremmo andare ancora a ritroso fino al rock’n’roll degli agli anni 50... per poi magari concluderne che il primo "punk" è stato proprio Chuck Berry. E, per qualche verso, sarebbe anche vero.





- Review dell'Album, "Never Mind The Bollocks" -


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Preceduto dall'uscita dei singoli "Pretty Vacant" e "Holidays In The Sun", Never Mind The Bollocks, unico album dei Sex Pistols, esce nell'ottobre 1977. Sfidando le censure e le difficoltà di vendita, balza presto al primo posto nelle classifiche inglesi ed è destinato a diventare uno degli album più popolari della storia del rock.
Prodotto da Chris Thomas (che aveva anche lavorato con i Beatles del "White Album"), è un disco per certi versi monumentale, e contiene almeno tre canzoni che possono essere definite veri e propri inni generazionali: le già citate "God Save The Queen", "Anarchy In The Uk", "Pretty Vacant".

Contrariamente a quanto un ascolto superficiale possa suggerire, anche da un punto di vista strettamente musicale è un album impeccabile e con un’eccellente produzione, all’altezza della fama del gruppo. In un'intervista del 1992, Kurt Cobain dichiarò che era il disco con la migliore produzione che avesse mai sentito. Chi ne parla come di un lavoro rudimentale o di scarsa qualità, infatti, confonde due cose diverse: bisogna distinguere un brano eseguito malamente (per uno strumento scordato, per l’incapacità di mantenere i tempi, o per delle note suonate erroneamente al posto di altre), da un brano che è suonato nel modo in cui è concepito stilisticamente. In "Never Mind The Bollocks" non ci sono né errori, nè stonature o sbavature e, in quanto al fatto che non sia troppo complesso musicalmente, non lo è nella stessa misura in cui non lo sono centinaia di album rock prima di esso (dall'esordio di Elvis a Bob Dylan ai primi Rolling Stones e oltre).

A cominciare dalla sbalorditiva triade iniziale "Holidays In The Sun" – "Bodies" – "No Feelings", il suono dei Sex Pistols è coeso, potente, di grande impatto. E' il sound di un grande gruppo rock'n'roll. In "Anarchy In The Uk", attraverso parecchie sovraincisioni, si raggiunge un grandioso sinfonismo rock che fa conferire alla canzone lo status di inno.
La chitarra di Steve Jones sostiene un muro di distorsione ma, diversamente da quella di Johnny Ramone, indulge più verso l'hard-rock e a volte non lesina i riff chitarristici. In quei pochi ma potenti accordi sono contenuti, in una forma quasi minimalista, vent'anni di chitarra rock'n'roll: da Chuck Berry a Keith Richards, da Marc Bolan a Johnny Thunders.
La prestazione vocale di John Lydon è straordinaria in tutto l'album e dà prova di grande destrezza nel gestire un ampio registro vocale (come nello straordinario passaggio dalla strofa al ritornello di "Bodies"). Batteria e basso sono perfettamente cadenzati e coesi nel dosare la tensione emotiva.
Forse l'unico rimpianto è che, nella registrazione dell'album, siano state sacrificate alcune parti di basso di Glen Matlock, quelle che possiamo sentire in "Spunk", sostituite invece da parti più semplici e lineari, in "stile Ramones", e registrate da Steve Jones.

Dopo il clamore dell'album, l'ultimo capitolo della storia dei Sex Pistols viene scritto durante l'infausta tournée americana del gruppo, conclusasi il 17 novembre al Winterland di San Francisco: testimoniato anche da un video di facile reperibilità, è l’ultimo live. Guardando quel video, si può facilmente percepire la cupezza, il gelo e l'inquietudine di cui è pervasa quell'ultima esibizione. A conclusione del concerto, uno stanco John Lydon ammonisce “avrete un solo e unico bis”: non può che essere “No Fun”. Mai la cover degli Stooges era stata così surrealmente concreta: lo spettacolo è finito, non c'è divertimento, restano solo l'amarezza e i rimpianti. Di lì a qualche giorno, a causa delle sempre maggiori ostilità con Malcolm McLaren, Lydon abbandonerà i compagni. Nei mesi successivi, dopo l'inizio di una lunga battaglia legale con l'ex-manager, Lydon darà vita ai Public Image. Steve Jones e Paul Cook, invece, continuerYears per un altro Years, ma ormai i Sex Pistols sono un gruppo virtuale.



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- Tracklist -

[quote=Never Mind the Bollocks]Artista: Sex Pistols
Tipo album: Studio
Pubblicazione: 28 ottobre 1977
Length: 38 min: 50 sec
Dischi: 1
Tracce: 12
Genre: Punk 77, British Punk
Production: Virgin Records
Producer: Chris Thomas, Bill Price
Registrazione: ottobre 1976, marzo - agosto 1977


1. Holidays in the Sun - 3:19
2. Bodies - 3:01
3. No Feelings - 2:48
4. Liar - 2:39
5. Problems - 4:09
6. God Save the Queen - 4:06
7. Seventeen - 2:01
8. Anarchy in the U.K. - 3:31
9. Submission - 4:10
10. Pretty Vacant - 3:15
11. New York - 3:03
12. E.M.I. - 3:09 [/quote]





[NOTE]
In seed 24 ore al giorno 7 giorni su 7
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La maggior parte delle info le ho prese da Ondarock


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